Una casa, due case, tre case, cinque case, centinaia di case. Tutte volute, pensate, amate, tirate su con passione, amore, competenza. Figlie desiderate. Ognuna differente ma tutte segnate da quel lessico famigliare che ne sottolinea l’appartenenza.
Appartenenza fatta di voci, sapori e antiche tradizioni. Di lunghe estati in grandi case mai dimenticate tra acquazzoni improvvisi e sole sulla pelle. E letture. Libri divorati, assaporati, magari solo tardivamente compresi, sprofondati in divani così avvezzi all’accoglienza da assecondare la pigrizia. Divani. Bianchi, morbidi da sprimacciare. Scomposti. In pelle i razionalisti. A volte così belli da farsi perdonare un’imperfetta ergonomia. Ad angolo, vis a vis, con un paio di poltrone intorno. Quasi sempre un tappeto adagiato ai loro piedi. Persiano diciamo ancora come in una favola, anatolico, dai grafismi perfetti, annodato, taftato, in lana grezza quello delle montagne, prezioso in seta dall’antica Cina. Sorprendente come un tappeto realizzato dalle mani di un nomade del deserto che mai hanno sfiorato la tastiera di un computer , possa non solo coesistere, ma perfino esaltare un ambiente dove il design contemporaneo raggiunge spesso le sue massime forme espressive, Il soggiorno. O il living, come lo chiama qualcuno ora, a sottolineare l’appartenenza non solo al luogo di nascita ma a tutti i luoghi del mondo visitati o vissuti per piacere o lavoro. E’ li che ci si sposta a bere il caffè dopo cena con gli amici, lì si legge, si fa il tifo, ci si discute pure e ci si guarda un film. Una volta, le tapparelle abbassate a far finta che è notte, tra brufoli e innocenti incursioni proibite, ci si innamorava il sabato pomeriggio. Gli Uncini, gli Adami, i Castellani, i Pinelli, Pardi e Rotella ci appendono le loro forti emozioni fatte di grafismi, gesti, colori. Colori che si rincorrono tra loro nei vari ambienti come una sinfonia. Nessuna nota stonata, solo una frase a volte più intensa, una sottolineatura discreta che accende una parete. Pareti che dividono, schermano, nascondono. Amici sensibili che capiscono il momento del saluto.Ognuno torna indipendente ai propri pensieri, ai gesti dell’intimità alla riflessione e a quella solitudine che solo quando è desiderata è così piacevole. Ci lasciamo alle spalle la porta chiusa della cucina. Dentro tutti quei piatti ammucchiati, pentole, tovaglioli, avanzi di cibo ovunque. Le amiche a dieta mangiano sempre meno del previsto. La grande penisola in acciaio è sopraffatta da un’ora abbondante di lavoro domestico ma quel forno multifunzione che si è beffato a lungo della nostra intelligenza prima di comprenderne l’uso, ci ha fatto fare un’ottima figura. Si spengono le luci. Cucina, anticamera, soggiorno. Un ultimo sguardo ai divani prima di raggiungere l’intimità, a domani.